La Rivista

Come costruire la società perfetta da un punto di vista economico e sociologico

Economisti, sociologi, da sempre, si interrogano su come poter costruire una società efficiente che allochi, abilmente, le risorse a disposizione.
Per i greci la felicità è eudaimonia ovvero buona riuscita del proprio demone interiore (la propria vocazione, ovvero ciò per cui si è nati), ma kata mètron, ovvero secondo misura.
Se vuoi essere un pittore, ma non sarai bravo come Caravaggio, allora non sarai mai felice. Da qui deriva il γνῶθι σαυτόν (“Conosci te stesso“) recitato dall’oracolo di Delfi.
Una società efficiente, dunque, prevede che i suoi cittadini raggiungano la loro personale eudaimonia.
Un pizzaiolo, infatti, ha il dono di realizzare pizze straordinarie e buonissime, così come un medico, operaio, insegnante, attore ecc. concorrono, con il loro dono e talento, al progresso sociale e culturale della comunità.
Oltre al γνῶθι σαυτόν è bene che gli uomini costruiscano delle società, ovvero comunità di individui, ove poter vivere.
Secondo Thomas Hobbes, John Locke e Jean-Jacques Rousseau, anche conosciuti come filosofi contrattualisti, gli uomini abbandonarono lo stato di natura, ovvero una condizione pre-civile, priva di diritti e libertà naturali, per creare uno Stato che, essenzialmente, tutelasse e salvaguardasse il diritto alla vita.
Anche Aristotele, celebre filosofo ateniese, sottolineò:
Chi si illude di poter vivere al di fuori di una comunità o è al di sopra o è al di sotto dell’uomo: o è una bestia, o è un dio“.
Per i greci, dunque, la comunità, intesa come la poleis prevale sull’individualità del singolo. Secondo il mondo greco, infatti, l’identità di un individuo è un dono sociale, conferito dalla comunità e non dal semplice fatto di essere nati.
Un cardiologo, ad esempio, saprà di essere un buon medico se, essenzialmente, il frutto del suo lavoro e dei suoi studi troverà riconoscimento, morale e sociale, da parte della comunità.
Affinchè un cardiologo, dunque, sia socialmente utile è doveroso che, nella comunità, vi siano individui che necessitino di cure specifiche e controlli al cuore e all’apparato circolatorio.
L’economia, infatti, si fonda sul costante binomio bisogni-necessità che trovano realizzazione, e connubio, nel lavoro.
Il lavoro permette, infatti, di soddisfare i bisogni e le necessità dei singoli agenti economici.
Proviamo, brevemente, ad illustrare il tutto con un esempio:
– Il cardiologo (necessità) risponde, con il suo lavoro, al bisogno di cure cardiache;
– Il pizzaiolo (necessità) risponde, con il suo lavoro, al bisogno di consumare una buona pizza;
– L’insegnante (necessità) risponde, con il suo lavoro, al bisogno di educare e formare allievi e studenti;
– ecc..
Affinchè un’economia possa dunque crescere, e prosperare, è importante che aumentino i bisogni (e le rispettive necessità) al fine di incrementare il lavoro; qualora i bisogni diminuissero, a causa di un calo della domanda da parte degli agenti economici, le necessità diminuirebbero e il lavoro, richiesto dall’economia, rifletterebbe questa diminuzione.
La società, dunque, permette di godere di mutui vantaggi, strutturando il nostro vivere in un rapporto economico do ut des (dare e avere), permettendo al contempo l’emancipazione degli individui e la loro autorealizzazione.
Alla base della società, dunque, vi è l’idea che ognuno, nella sua singolarità, non sia utile ma assuma, forma e rilevanza sociale, entrando in relazione con gli altri.
Una comunità, o società, si fonda perciò sull’interazione e interconnessione tra tutti gli agenti economici, al fine di perseguire il benessere collettivo.
Adam Smith, filosofo ed economista del XVIII secolo e padre dell’economia classica, fu il sostenitore del liberismo economico, ovvero un modello sociale ed economico secondo cui, il progresso sociale, si fonda sull’agire individuale umano, volto esclusivamente a massimizzare i propri bisogni ed utilità.
In questo modo, perciò, gli individui generano ordine sociale, e progresso economico, all’interno della comunità, non con l’intenzione di generarlo ma fossilizzati, esclusivamente, sul perseguimento del proprio tornaconto personale.
Smith, dunque, introdusse il concetto di mano invisibile, secondo cui l’azione privata dei singoli produce crescita e progresso sociale.
E’ dunque cruciale, e fondamentale, ribadire come alla base dell’economia vi sia la domanda aggregata. Una società, infatti, affinché operi in modo efficiente necessita di una domanda aggregata da parte degli agenti economici, per poter così innescare quel processo di azione-reazione tra i vari soggetti economici.
Un calo della domanda, infatti, comporterà un calo dei bisogni, con un contestuale crollo dell’occupazione e un incremento del disordine sociale.
E’ bene, dunque, affinché l’economia cresca e prosperi che vi sia domanda congiunta, in modo da incrementare il benessere economico di tutti gli individui della comunità.
Ipotizziamo, brevemente, la seguente economia.
Un’economia costituita da 5 agenti economici: A B C D E.
Se A domanda i beni prodotti da B egli potrà, a sua volta, domandare i beni/servizi prodotti da C che, contestualmente, potrà impiegare il suddetto reddito per domandare beni prodotti da D e/o E.
La fiducia, dunque, è alla base della scienza economica: senza fiducia non c’è commercio, scambio e l’economia entrerebbe in recessione, con ripercussioni negative per l’intero sistema economico.
Per concludere è bene citare George Bernard Show, celebre drammaturgo irlandese:
Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee”.
Questa massima evidenzia l’importanza del dialogo, e del confronto, per creare osmosi di pensiero e favorire la crescita, morale ed intellettuale, dei ragionamenti alla base dei nostri rapporti economici.

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