Creazione distruttiva: il pensiero di Joseph Schumpeter
Secondo Joseph Schumpeter, economista austriaco del XX secolo, l’innovazione tecnologica è alla base dello sviluppo economico e sociale di un Paese. L’economista, infatti, parla dell’innovazione come di una “distruzione creatrice”, dal momento che le nuove innovazioni sostituiranno le vecchie tecnologie.
La distruzione creatrice, secondo Schumpeter, stimola il progresso tecnologico e l’innovazione di prodotto da parte delle imprese, andando così a coprire nuovi mercati con nuovi servizi. Alla base della crescita economica, infatti, vi è la concorrenza e la competitività. Crescere economicamente, da un punto di vista accademico, vuol dire perseguire sentieri crescenti di miglioramento, prosperità, produttività ed efficienza. La produttività, da un punto di vista economico e matematico, è semplicemente definita come il rapporto tra output e input.
La produttività, dunque, è una misura di redditività del sistema economico, produttivo e tecnologico. A livello economico, inoltre, chi è più produttivo ed efficiente riesce a competere e persistere maggiormente. La produttività, unita all’efficienza, permette ad un’economia di performare in modo duraturo, eliminando imprese inefficienti e creando nuove realtà economiche e sociali. Essere produttivi, in ambito economico, vuol dire riprodurre abilmente gli stessi risultati (output) a fronte di minori costi sociali ed economici (input).
A parità di beni/servizi prodotti, le imprese, che implementeranno una tecnologia più efficiente e produttiva, domineranno il mercato e, gradualmente, andranno a rimpiazzare le imprese più inefficienti. L’innovazione, ovvero il processo economico-produttivo che consiste nel miglioramento qualitativo di un determinato bene/servizio, è il cuore pulsante della crescita economica di un Paese. L’innovazione, perciò, come ripreso da Schumpeter, è una distruzione creatrice dal momento che elimina imprese, ed aziende, dal mercato, innescando al contempo processi di crescita e sviluppo di nuove realtà economiche. Innovare vuol dire rendere efficiente, oltre che produttivo, un sistema economico e sociale, in modo da replicare, con minor impiego di input e fattori di produzione, lo stesso ammontare di output e servizi.
La crescita economica, dunque, è favorita da processi di innovazione ed efficienza. Un progresso economico, e tecnologico, necessita delle conoscenze, pratiche e intellettuali, maturate nel corso dei secoli e millenni.
Joseph Schumpeter introdusse poi un’importante distinzione tra invenzione e innovazione. L’invenzione, secondo l’economista, è l’ideazione di un nuovo prodotto che, ipoteticamente, verrà domandato e richiesto dagli agenti economici. L’innovazione, invece, consiste nel graduale miglioramento, tramite procedure tecniche ed economiche, di un prodotto già realizzato ed ideato. La crescita economica, intesa come quella concezione filosofica che permette ad un’economia di migliorare il proprio benessere e la propria prosperità, è la conseguenza del frutto di operazioni trials and errors che agiscono per tentativi ed errori, esattamente come il sapere scientifico. Il progresso, umano e sociale, è l’incremento graduale, partendo dalle condizioni inziali, di tecniche e conoscenze, per realizzare e migliorare un sistema economico e sociale.
La scienza, come ribadito, nelle sue analisi e ricerche procede per tentativi ed errori. Una rivoluzione scientifica consiste in un cambiato, sostanziale e radicale, del paradigma dominante, ovvero delle credenze e delle teorie universalmente accettate dalla comunità per interpretare un dato fenomeno naturale. Quando la comunità scientifica, con il sapere e le conoscenze accumulate, non riesce a comprendere e spiegare un fenomeno scientifico, si assiste ad una rivoluzione scientifica, ovvero nuove tecniche, regole, dogmi verranno progressivamente adottati per comprendere, più accuratamente, il mondo e la realtà circostante. Una rivoluzione, sia essa economica, sociale, scientifica o tecnologica, è un cambiamento repentino nella struttura organizzativa di un paradigma ideologico. Le rivoluzioni, intese in ambito economico con l’espressione invenzioni, prevedono inevitabilmente una componente di distruzione creatrice, in quanto eliminano, progressivamente, dal mercato vecchi beni/servizi all’insegna di nuovi prodotti e metodologie produttive. Così facendo molti lavori saranno sostituiti e rimpiazzati da nuove competenze richieste.
La vera domanda, da sempre oggetto di discussioni feroci tra gli economisti, è se questa dinamica di crescita possa continuare, sostanzialmente, all’infinito. Vi sarà un limite alla capacità umana di crescere, innovare ed ideare o la creatività, frutto del pensiero e dell’immaginazione, avrà sempre la meglio? Per concludere è bene riportare una famosa citazione di Kenneth Boulding, economista americano del XX secolo: “Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo, oppure un economista”.