L’Italia torna ad affascinare gli stranieri: il via alla Flat Tax
L’Italia torna ad affascinare gli stranieri: il via alla Flat Tax
di Claudio Melillo
Con un comunicato stampa dell’8 marzo 2017, l’Agenzia delle Entrate annuncia il via libera alla tanto dibattuta flat tax per i non residenti. Condizioni, benefici e limiti di un sistema fiscale “diverso” da quelli ai quali siamo abituati da decenni ma molto simile a quelli che il nostro Paese ha finora contribuito a contrastare.
La c.d. tassa piatta non è del tutto nuova nonostante, in Italia, sia stata introdotta solo con la Legge di Bilancio 2017. Ideata dall’economista statunitense Milton Friedman, prevede un regime fiscale proporzionale e non progressivo, in cui si stima un’unica aliquota, da associare, eventualmente, a deduzioni o detrazioni.
Originariamente applicata al reddito familiare o al reddito delle imprese, è andata sempre più diffondendosi tra quei Paesi che, da sempre, ne hanno sostenuto l’importanza per favorire la crescita economica. La flat tax, infatti, dalla metà degli anni Novanta, è stata introdotta in alcuni Stati, quali Lettonia, Lituania, Russia e ancora, Romania, Bulgaria e Albania.
In Italia, tale argomentazione ha sollevato non pochi scontri sul fronte politico. Fortemente voluta dai politici di destra, via via dai radicali e, di recente, dai leghisti, si discosta dalla sua impostazione originale, in quanto riservata solo ai nuovi residenti stranieri ad alto patrimonio.
Nel dettaglio, gli stranieri che intendono trasferire la loro residenza fiscale in Italia potranno beneficiare di un’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero. Il beneficio consiste nel pagamento di un’imposta forfettaria di 100 mila euro per ciascun periodo d’imposta per cui viene esercitato, al fine di incentivare il trasferimento della residenza, nel Paese, delle persone particolarmente abbienti. Tale opzione può essere estesa anche ai familiari che ne facciano richiesta: in tal caso, l’imposta sostitutiva sarebbe pari a 25 mila euro per ciascuno dei familiari. I contribuenti in possesso dei requisiti, da indicare in un’apposita check list sottoposta al vaglio dell’Amministrazione finanziaria e da comprovare con relativa documentazione, possono aderire al nuovo regime nel momento della presentazione della dichiarazione dei redditi, riferita al periodo d’imposta in cui è stata trasferita la residenza fiscale in Italia o in quello immediatamente successivo.
Per godere del beneficio, è requisito essenziale aver trascorso fuori dall’Italia nove degli ultimi dieci anni, e ciò al fine di evitare che la residenza venga continuamente spostata, nel giro di pochi mesi, dall’Italia all’estero e viceversa, usufruendo indebitamente dello sconto.
Il versamento dell’imposta sostitutiva è da effettuarsi in un’unica soluzione, entro la data prevista per il versamento del saldo delle imposte sui redditi.
La flat tax può rappresentare la mossa giusta nel momento giusto. In un clima ancora incerto sui postumi della Brexit, l’indecisione dei più ricchi sul futuro della Gran Bretagna unita a un regime fiscale nettamente più vantaggioso potrebbe fare la differenza, nonostante la Premier inglese sia ben disposta a trasformare il Paese in un vero e proprio paradiso fiscale. Tuttavia, l’Italia, che almeno dal punto di vista territoriale, è una delle mete europee più affascinanti, potrebbe attrarre, ora, anche capitali stranieri. Ciò implicherebbe, maggiori investimenti, un incremento della crescita e, di conseguenza, della competitività.
In sostanza, una buona iniziativa, non senza ostacoli, ma con un difetto importante: la scarsa attenzione ai cittadini italiani – soprattutto giovani – costretti, invece, ad emigrare altrove in vista di un futuro migliore.