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Il Progresso: la vera essenza dell’umanità

Il termine progresso deriva dal latino progressus ovvero andare avanti, avanzare. Seppur implicitamente nessuno di noi se ne renda conto, il progresso è la vera essenza del nostro vivere.
L’uomo, a differenza di tutte le altre specie viventi, ha sviluppato una capacità unica che, come ribadito da Giordano Bruno, tende a renderlo una creatura più divina che animale: il pensiero.
L’uomo, per definizione, è animale pensante. Celebre è il “ego cogito, ergo sum, sive existo”, ovvero io penso, dunque sono, ossia esisto di Renato Cartesio.

Il pensiero consente all’uomo di immaginare, ideare, riflettere. Secondo Bruno, la divinità umana è data dal vincente connubio intelletto-mano. L’uomo pensa grazie al suo intelletto ed agisce grazie alla potenza creatrice della mano; senza di essa l’intelletto non troverebbe realizzazione alcuna.
Martin Heidegger, filosofo esistenzialista tedesco del Novecento, sottolineò come “l’uomo fosse gettato nel mondo” ed in questo mare debba, progressivamente, imparare a nuotare.
Nessuno di noi, ovviamente, ha chiesto di venire al mondo e, sorprendentemente, nessuno di noi chiederà di andarsene quando sarà giunto il momento. In questo breve lasso di tempo, che null’altro è se non la vita, impariamo a conoscerci e impariamo a vivere.
Un famoso dipinto di Paul Gauguin dal titolo “Da dove veniamo, Chi siamo, Dove andiamo?” rappresenta la condizione esistenziale dell’umanità.
Possiamo dire che la vita dell’uomo sia un vero e proprio “trials and errors”, ovvero proceda per tentativi ed errori.
Ecco spiegato che il progresso, e la storia umana, altro non sono che una concatenazione di tentativi ed errori.
I primi ominidi, incuriositi dalla comparsa del fuoco, compresero, relazionandosi con esso, come avesse un potere calorifero tale da poter riscaldare il cibo e riparare dal freddo e dalle intemperie.
Il termine progresso è intrinsecamente legato al concetto di efficienza. Essere efficienti, in un’ottica meramente matematica, riguarda la capacità umana di realizzare output (prodotti finiti) impiegando minori quantità di input (fattori di produzione).
Uno dei primi concetti chiave affrontati dalla teoria economica è quello di crescita. La crescita economica, per esempio di un Paese, è una particolare condizione che si verifica quando un sistema economico, in un dato orizzonte temporale, produce beni e servizi in quantità superiori rispetto al passato, testimoniando così un certo grado di benessere raggiunto.
Un’economia, per poter crescere, deve necessariamente perseguire due differenti strategie:
1. Aumentare la produttività del sistema economico;
2. Ricorrere al credito bancario.

Incrementare la produttività del sistema economico, ovvero la produttività oraria per lavoratore, fa si che ogni agente economico produca più beni e servizi rispetto al passato, impattando positivamente sulla crescita economica del Paese.
Adam Smith, considerato il padre dell’economia classica, illustrò il celebre esempio della fabbrica di spilli per sottolineare come un incremento della produttività contribuisse alla crescita economica del sistema.
L’economista introdusse il concetto di divisione del lavoro. Secondo Smith, se gli operai si specializzassero ognuno in una particolare fase del processo di produzione, piuttosto che nell’intera produzione del bene, la produttività del lavoro e, contestualmente, la produzione complessiva aumenterebbero.
Per incrementare la produttività del sistema economico è doveroso investire in istruzione e rendere, progressivamente, il capitale fisico delle imprese (macchinari e mezzi di produzione) più efficiente.
Qualora un sistema economico non fosse produttivo, o se la sua produttività fosse stagnante, l’unico modo di incrementare la crescita economica sarebbe quello di ricorrere al credito bancario.
Il credito, infatti, consente di incrementare i consumi e gli investimenti rispetto alla produzione corrente, permettendoci di rimborsare il debito contratto nel futuro.
Il credito è il vero motore dell’economia: grazie ad esso le economie possono crescere a ritmi sostenuti anche in presenza di produttività stagnante.
Il credito, ad esempio, permette di effettuare determinati investimenti in un sistema economico, e con i flussi di cassa derivanti dall’investimento realizzato si potrà così ripagare il debito contratto.
In economia è bene sottolineare come il debito possa essere buono e sostenibile o pericoloso, andando così a compromettere e minare la solidità finanziaria di un Paese.
Un buon investimento è tipicamente dato dall’istruzione, dall’apertura di un’azienda e dalla realizzazione di infrastrutture poiché permettono, in futuro, di poter ripagare agevolmente gli oneri finanziari che ne hanno permesso la realizzazione.
Un debito non è sostenibile qualora non generi crescita economica e prospettive di introiti monetari futuri superiori alla spesa sostenuta. Un caso tipico è dato, per quanto concerne l’economia italiana, dalla spesa sostenuta dal Governo, tipicamente finanziata da un ricorso all’indebitamento, per pagare le pensioni, le prestazioni sociali e gli interessi passivi sul debito pubblico che, nonostante rappresentino una spesa necessaria e doverosa per sostenere il tessuto sociale del Paese, non generano flussi di cassa e reddito futuro.
Affinché vi sia progresso l’uomo deve disporre di un bene che, almeno negli ultimi anni, sta rivestendo un ruolo determinante: la conoscenza.
Conoscere per deliberare” replicava a gran voce Luigi Einaudi e credo che non esista frase migliore di questa per esprimere il valore della conoscenza. Ogni uomo, nella sua vita, apprende insegnamenti e valori etico-morali da figure genitoriali ed educative e, progressivamente, acquisisce conoscenza interagendo con il mondo attorno a sé.
Il progresso è, sostanzialmente, la somma di tutte le conoscenze accumulate in un dato campo del sapere ed è in continuo divenire e mutamento.
I pilastri su cui si fonda la meccanica del progresso sono 3, ovvero:
1. Apprendimento
2. Conoscenza
3. Insegnamento
Si apprende per conoscere e si conosce per poter divulgare, il tutto in un ciclo evolutivo continuo che, se duraturo, garantisce progresso e prosperità. Si ha, poi, una rivoluzione scientifica quando le conoscenze e i paradigmi passati non riescono a spiegare un certo nuovo fenomeno osservabile. L’umanità, da un punto di vista prettamente sociologico, procede per sentieri evolutivi grazie al tessuto di conoscenze acquisito che le consente, in caso di shock esogeni che mutano l’ordine e l’equilibrio sociale, di farvi fronte tempestivamente. Lo si è visto con la pandemia da Covid-19, o in presenza delle persistenti crisi economiche che, andando a minare il tessuto sociale e umano della collettività, richiedono interventi che riequilibrino lo status quo.
In molti, non solo economisti, si chiedono se il progresso sociale e culturale avrà un limite o procederà lungo sentieri di crescita duraturi. L’unica cosa che sappiamo è che finché la curiosità animerà l’animo umano, l’umanità potrà sicuramente progredire e il mondo in cui viviamo non potrà che giovarne.
Concludendo ritengo sia doveroso citare una frase del grande Albert Einstein:

L’immaginazione è più importante della conoscenza.
La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l’evoluzione.

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