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Specializzazione del lavoro e identità: quando la società plasma la nostra personalità

Adam Smith, filosofo ed economista scozzese del 1700, padre dell’economia moderna e del liberismo economico, sottolineò e ribadì come la divisione, e specializzazione, del lavoro fosse cruciale, e determinante, per garantire crescita e prosperità economica.

Secondo il filosofo il mercato, e il comportamento umano, sono guidati da una mano invisibile (Invisible hand), ovvero ogni soggetto economico cercherà di massimizzare i suoi bisogni, e le sue utilità, perseguendo esclusivamente il proprio benessere privato.

Così facendo la società, nel suo complesso, riuscirà a trarne mutui vantaggi e il benessere collettivo potrà incrementare.

Medici, ingegneri, avvocati, operai, insegnanti etc., seguendo le proprie vocazioni ed inclinazioni, svolgeranno lavori e mansioni nella società, realizzandosi così come individui, e permettendo al contempo alla comunità di progredire ed emanciparsi.

Adam Smith, per sottolineare e rimarcare questo concetto, introdusse la famosa teoria della fabbrica di spilli.

Secondo l’economista, in una fabbrica di spilli gli operai, coinvolti nella produzione, dovrebbero specializzarsi nelle differenti fasi di lavorazione, in modo da permettere una maggiore produzione finale, stimolando e incrementando la produttività del sistema economico.

E’ bene, però, rimarcare e sottolineare come l’identità, di ogni soggetto, dipenda dalla collettività di appartenenza.

Solamente in un rapporto di scambio basato su mutui vantaggi vi può essere progresso congiunto.

Il nostro vivere sociale, dunque, si fonda sulla cooperazione e collaborazione, affinché le risorse a disposizione vengano impiegate nelle modalità più produttive ed efficienti.

E’ dunque la comunità a definire la nostra identità: un medico, infatti, sarà socialmente utile se il frutto del suo studio ed impegno verrà riconosciuto e richiesto dalla comunità di appartenenza.

L’economia, infatti, concerne, essenzialmente, lo studio dell’organizzazione sociale della vita degli esseri umani e, come scienza sociale, si prefigge di studiare e comprendere come poter rendere tale organizzazione più efficiente, massimizzandone i benefici e contenendone, quanto più possibile, i costi sociali.

La vita umana, perciò, è regolata dalle leggi dell’economia, ovvero dalla più semplice e intuitiva relazione di domanda e offerta.

Un panettiere, ad esempio, riuscirà a monetizzare il frutto del suo lavoro solo, ed esclusivamente, se nel sistema economico vi sarà una domanda, ovvero una richiesta, per i suoi beni e servizi.

Alla base dell’economia, perciò, vi è la domanda, sia essa privata o pubblica. La domanda aggregata, termine usualmente definito dagli economisti per esprimere la richiesta, in termini di beni e servizi da parte di un sistema economico, è la vera forza motrice dell’economia.

Se non vi è domanda, infatti, non vi sarà produzione e senza produzione il reddito, inevitabilmente, tenderà a calare.

Calando il reddito, inoltre, i consumi e gli investimenti, da parte delle famiglie e delle imprese, crolleranno con ovvie ripercussioni sociali, tra cui disoccupazione e disordine sociale.

Affinché un sistema economico, dunque, possa persistere, rimanendo in salute, è necessario che la domanda aggregata sia sufficientemente elevata, in modo da equilibrarsi con l’offerta aggregata del sistema economico.

In economia, dunque, è fondamentale sottolineare come il benessere di un individuo sia strettamente legato al benessere altrui.

Il reddito di un soggetto economico, durante il processo di scambio allocativo, rappresenta la spesa e il reddito di un altro soggetto economico.

Il maggior reddito, frutto della maggior produzione e della maggior domanda aggregata, permette di incrementare i consumi, dal momento che l’incremento del reddito comporterà maggiore domanda nel sistema, e dunque maggiore produzione ed occupazione.

In un’economia di mercato, perciò, la domanda aggregata è determinante, in quanto essa stabilisce le condizioni macroeconomiche di un Paese, come recessione e crescita.

Solo in presenza di una domanda aggregata consistente vi sarà crescita, progresso e benessere. E’ bene, però, anche rimarcare e sottolineare come, affinché il sistema possa rimanere efficiente e sano, anche beni e servizi non fondamentali, ovvero di primaria importanza, dovranno essere domandati e consumati, poiché essi costituiranno il benessere di determinati individui che, a loro volta, determineranno il benessere e la ricchezza di altri agenti economici.

La visione di Smith, dunque, è sostanzialmente corretta riprendendo, inoltre, il pensiero di Thomas Hobbes, filosofo inglese del Cinquecento, secondo cui l’uomo è lupo degli altri uomini, ovvero di come l’uomo sia profondamente egoista, in quanto vive essenzialmente per la ricerca del potere, prestigio e per l’accumulo di ricchezza.

In questo sistema, perciò, se tutti perseguono il proprio benessere individuale, il sistema economico globale potrà crescere e prosperare.

L’economia, dunque, non è altro che la somma dei talenti di una comunità, e affinché essi siano allocati in modo efficiente, è bene che ogni talento venga valorizzato, per evitare che vi siano sprechi di risorse, o che esse vengano impiegate in modo non produttivo.

Proviamo, brevemente, a mostrare il tutto con un semplice esempio:

Un’economia composta da:

  • Medici, Ingegneri, Professori, Impiegati, Farmacisti, Operai, Psicologi, Fruttivendoli, etc

Da questa intuitiva illustrazione comprendiamo, infatti, come alla base dell’economia vi sia la relazione bisogni-necessità, le quali trovano realizzazione e connubio grazie al lavoro.

Il lavoro, in un sistema economico, permette di soddisfare i bisogni e le necessità dei singoli agenti economici.

Infatti:

  • I medici rispondono alla necessità, dell’economia, di ricevere cure e assistenza sanitaria;
  • Gli ingegneri provvedono a realizzare e progettare costruzioni e infrastrutture;
  • E via dicendo per tutte le altre professioni.

E’ bene, perciò, rimarcare come un’economia, per crescere e mantenersi efficiente, necessiti di costanti bisogni e necessità che, contestualmente, verranno soddisfatte da nuova forza lavoro.

Il lavoro, dunque, costituisce le fondamenta del nostro vivere sociale dal momento che, economicamente e socialmente, permette di godere di vantaggi e benefici reciproci, sia singolarmente che collettivamente.

“L’unione fa la forza” recita un famoso detto ed, in economia, ciò è più che mai valido.

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