Economia

USA – Cuba, nuovi scenari dopo il disgelo

(di Sabrina Polato)

Il mese di luglio dell’anno corrente, 2015, verrà molto probabilmente ricordato dagli storici come il mese del “disgelo” americano nei confronti di due Stati per lungo tempo osteggiati dal governo di Washington: Iran e Cuba.

Sull’Accordo di Vienna per il nucleare iraniano del 14 luglio si è già discusso nel precedente numero di Settembre.

A distanza di soli 6 giorni, ovvero il 20 luglio 2015, un altro importante evento ha monopolizzato l’attenzione della Comunità Internazionale: la riapertura delle ambasciate di Stati Uniti e Cuba nelle rispettive capitali, già preannunciata a fine 2014 a seguito della decisione presa da Obama e Raul Castro di ristabilire i rapporti bilaterali tra i due Stati (decisione presa durante una storica telefonata avvenuta tra i due leader in data 17 dicembre).

Dopo 54 anni, con il ripristino delle relazioni diplomatiche interrotte tra i due Stati nel lontano 1961, è quindi tornata a sventolare la bandiera cubana a Washington, alla presenza del Ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez. Contestualmente, a partire dalla mezzanotte del 20 luglio, gli Stati Uniti hanno riconvertito il loro ufficio di rappresentanza diplomatica all’Avana (attivo dal 1977, ma all’interno dell’Ambasciata svizzera e quindi sotto mediazione svizzera) in una vera e propria ambasciata. A questo atto “operativo” ha poi fatto seguito la cerimonia ufficiale di riapertura dell’ambasciata, avvenuta in data 14 agosto alla presenza del Segretario di Stato americano John Kerry.

Il cammino verso una totale stabilizzazione dei rapporti diplomatici tra Cuba e USA è ovviamente ancora molto lungo, ma questo primo segnale di avvicinamento tra i due Stati segna l’inizio di una nuova fase che potrebbe culminare (almeno negli auspici dei rispettivi Presidenti) con la fine dell’embargo economico contro Cuba.

Alla base della decisione di riallacciare i rapporti bilaterali vi è stato uno scambio di prigionieri che ha fornito il pretesto per la definizione di un accordo di più ampio respiro che prevede, oltre alla già citata e già avvenuta riapertura delle ambasciate a L’Avana e a Washington, quanto segue[1]:

  1. un alleggerimento delle procedure per facilitare gli americani (di origine cubana) intenzionati a far visita ai familiari a Cuba;
  2. la possibilità, per i residenti statunitensi autorizzati a viaggiare verso Cuba, di rientrare negli Stati Uniti con merci che valgono fino a 400 dollari, alcool e tabacco compresi, ma per un valore combinato non superiore ai 1000 dollari.
  3. l’innalzamento del limite sulle rimesse che gli americani potranno inviare a Cuba da 500 a 2.000 dollari a trimestre;
  4. la cancellazione di Cuba dalla black list del Dipartimento di stato americano (Cuba dal 1982 rientra nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo);
  5. l’autorizzazione, per le istituzioni finanziarie americane, ad aprire conti correnti nelle banche cubane;
  6. il miglioramento delle connessioni delle reti di telecomunicazione (che porterà, in primis, all’incremento dello scambio di informazioni tra le parti).

Secondo indiscrezioni di stampa, tale Accordo è il risultato di negoziati segreti tenuti da alcuni delegati dei due governi per almeno 18 mesi, sotto la mediazione canadese e con la supervisione decisiva della Santa Sede.

Tuttavia, da questa intesa preliminare rimangono esclusi due temi importantissimi: l’embargo economico (in vigore dal 3 febbraio 1962) e la limitazione dei flussi di viaggio verso Cuba per i cittadini americani. Infatti, nonostante la volontà del presidente Obama sia chiaramente quella di giungere alla fine dell’embargo contro Cuba entro il termine del suo secondo mandato (fine 2016)[2], serve il voto del Congresso Americano per:

– ridurre e poi eliminare le restrizioni di viaggio per i cittadini e residenti americani;

– ridurre e poi eliminare l’embargo economico.

Pertanto, non si potrà parlare di una vera “svolta storica” nelle relazioni bilaterali tra i due Stati fino a quando non si saranno compiuti passi concreti verso la riduzione dell’embargo e la liberalizzazione degli spostamenti dei cittadini americani verso Cuba (compresi i flussi per fini meramente turistici): fattori che hanno senz’altro contribuito ad alimentare l’isolamento economico e culturale di Cuba dagli anni ’60 fino ai giorni nostri.

Inoltre, va evidenziato come un riavvicinamento non solo politico, ma soprattutto economico tra Stati Uniti e Cuba potrebbe avere ripercussioni positive per entrambi gli Stati [3].

Per gli Stati Uniti, con l’allentamento dell’embargo si potrebbero aprire delle ottime opportunità di export (soprattutto di beni primari ed agro-alimentari), ma anche opportunità di delocalizzazione produttiva a basso costo e di investimenti a buon mercato per le aziende americane del settore telecomunicazioni, turismo e servizi finanziari.

Per Cuba, la riduzione dell’embargo permetterebbe:

– il rientro di capitali cubani nel paese;

– un afflusso maggiore di IDE da parte di investitori esteri (non solo americani);

– un’ulteriore spinta al settore turismo, risorsa preziosissima ancora poco sfruttata dall’Isola.

Infine, la possibilità di aprirsi maggiormente all’esterno potrebbe favorire un clima riformista e incamminare Cuba verso un modello di sviluppo economico simile a quello sperimentato dalla Cina a partire dagli anni Duemila.

RELAZIONI ITALIA-CUBA[4]

I principali partner commerciali di Cuba sono il Venezuela (33%), la UE (23%), la Cina (10%) e l’area NAFTA (9%).

L’Italia rappresenta il secondo esportatore nella UE dopo la Spagna, con una bilancia commerciale che registra un surplus per il nostro Paese. Le esportazioni italiane si concentrano in particolare nei settori della meccanica strumentale (33% del totale), gomma e plastica (13%), prodotti chimici (12%) e apparecchi elettrici (11%).

In caso di effettiva e concreta maggiore apertura del mercato cubano alle relazioni internazionali (conseguenza di un allentamento delle tensioni con gli Stati Uniti), potrebbero esserci delle buone prospettive di crescita per il nostro export nei settori della meccanica strumentale, dei materiali in plastica, dei prodotti chimici a supporto delle biotecnologie e dello sviluppo di farmaci.

A livello di investimenti diretti nel Paese, ottime opportunità potrebbero verificarsi nei settori considerati “prioritari” per Cuba: turismo (costruzione di complessi alberghieri e residenziali, marine, campi da golf), industria farmaceutica e apparecchiature medico-sanitarie/diagnostiche, industria della trasformazione alimentare, infrastrutture portuali e aeroportuali, settore bancario-assicurativo.

Note

[1] Fonte: Dossier “USA-CUBA verso un nuovo inizio” a cura di ISPI – Istituto per gli studi di politica internazionale – ed. Luglio 2015

[2] Durante il discorso alla Nazione pronunciato a seguito dell’Accordo raggiunto con Cuba, il Presidente Obama ha dichiarato ed ammesso che “cinquant’anni di isolazionismo non hanno portato a nulla” e che “l’embargo ha fallito”.

[3] Fonte: Dossier “USA-CUBA verso un nuovo inizio” a cura di ISPI – Istituto per gli studi di politica internazionale – ed. Luglio 2015

[4] Fonte: “Focus on CUBA” a cura di SACE – Edizione febbraio 2015